RIZOARTROSI



 

Che cosa è

L’articolazione che sta alla base del pollice è detta trapezio-metacarpale, poiché è formata dal contatto tra un osso del carpo (il trapezio) e il primo osso metacarpale. Il suo nome viene spesso abbreviato con la sigla “TM”. La forma dell’articolazione le permette un movimento assai ampio. Per questo motivo essa è particolarmente predisposta ad alterazioni degenerative (artrosi) dovute alla progressiva usura della cartilagine che la riveste e ai fenomeni di invecchiamento. La trapezio-metacarpale riveste importanza fondamentale  per la funzione del pollice, poiché è l'articolazione che permette di opporre il pollice alle altre dita. Per questo motivo il dolore a carico di questa articolazione può ostacolare notevolmente il buon funzionamento dell’intera mano.

Il termine “rizoartrosi” deriva dal greco. Rhizos in greco significa radice: di fatto, questa è l’articolazione che sta alla radice del pollice.

 

Articolazione trapezio-metacarpale. Lo spazio tra primo metacarpale e trapezio è diminuito.

 

Tipica deformità di una rizoartrosi di grado avanzato.

 

 

A causa dell’artrosi  la cartilagine che riveste le due ossa a contatto si assottiglia fino a scomparire.
In questo modo aumenta l’attrito tra le ossa, il che è a sua volta causa di ulteriore usura e di dolore.
Alcuni soggetti sono più esposti a questa malattia. In linea generale, le donne: dopo i 50 anni una donna su cinque soffre di rizoartrosi.
L’artrosi della TM è frequente nei musicisti che utilizzano molto la pinza tra polliceed indice (strumenti ad arco). I traumi (fratture e distorsioni) sono condizioni sicuramente favorenti.
Non tutti i pazienti con rizoartrosi hanno manifestazioni artrosiche in altre zone del corpo.

 

Sintomi

 

Il primo sintomo è generalmente il dolore nell’aprire un barattolo, nel girare una chiave o nello strizzare un panno. In effetti, tutti i movimenti che prevedono la presa o la pinza tra il pollice e le altre dita risultano dolorosi.

Con il tempo il dolore diventa via via più frequente, (ad esempio, anche nello scrivere) e può comparire gonfiore locale. Con il progredire della malattia può comparire una vera e propria deformità della regione della base del pollice, visibile anche all'esame esterno.
Nei casi più gravi l’articolazione appare deformata, la forza della pinza diminuisce molto e i movimenti del pollice risultano assai limitati.

 

 

Quadro radiologico di lesioni articolari di grado estremo.

L’articolazione è ormai distrutta e la base del primo metacarpale è quasi completamente fuoriuscita dalla sua sede normale.

 

Diagnosi

 

La diagnosi si basa sui sintomi raccontati dal paziente e sull’esame della mano, che serve a localizzare esattamente la sede del dolore e a differenziare il dolore dovuto all’artrosi da quello provocato da altre malattie (ad esempio, la malattia di De Quervain).

La radiografia serve per valutare il grado di coinvolgimento dell’articolazione. Va però sottolineato che per giudicare se un paziente debba essere operato o no non ci si deve basare sul solo aspetto radiografico. Vi sono infatti molti pazienti che presentano alterazione radiografiche assai avanzate ma che non accusano disturbi funzionali gravemente limitanti nelle attività della vita quotidiana.

 

Terapia

 

Nelle forme iniziali il dolore può essere dominato con l’uso di un tutore di plastica rigida, che serve a mantenere il pollice in posizione corretta.
Il tutore deve essere indossato solo durante il riposo notturno e, per qualche ora durante il giorno, nelle fasi più acute.

Gli anti-infiammatori o il cortisone a basso dosaggio possono contribuire a risolvere le fasi acute e particolarmente dolorose, nelle quali la malattia progredisce più rapidamente. Un 

In presenza di disturbi gravi o frequenti diventa necessario valido contributo può essere rappresentato dalla terapia con onde d'urto focali.
Nei casi in cui nonostante il trattamento il paziente contuinui ad accusare gravi impedimenti funzionali o abbia crisi dolorose frequenti, diventa indicato il trattamento chirurgico.

Nei pazienti in cui non vi sono gravi deformità articolari è spesso sufficiente eseguire interventi di ricostruzione legamentosa, detti di legamentoplastica. Si tratta di interventi poco invasivi, con i quali è possibile conservare l’integrità articolare.

In caso di danni articolari gravi è necessario ricorrere ad interventi di sostituzione di uno dei costituenti dell'articolazione (il trapezio) con un'endoprotesi di carbonio pirolitico che funziona come uno spaziatore, mantenendo così la lunghezza del pollice e permettendo un buon grado di mobilità.

In altri casi si ricorre a interventi di “fusione” articolare (artrodesi). La scelta del tipo di intervento viene effettuata dopo un attento esame delle necessità di utilizzo della mano nel singolo paziente, in modo da "confezionare" il trattamento sulla base del tipo di attività del paziente stesso. 

In linea generale l'endoprotesi è indicata nelle persone che non effettuano attività manuali pesanti.
Dopo l’inserimento dell'endoprotesi, infatti, è necessario “tenere da conto” la propria mano. Il vantaggio di questa soluzione sta nel fatto di mantenere un buon movimento articolare.

 

 


Radiografia di una vecchia protesi metallica (non più utilizzate).

 

 

Radiografia di una endoprotesi di carbonio pirolitico.

 

Gli interventi di “fusione” articolare (artrodesi) consistono nel provocare l’unione delle due ossa.
Con l’operazione si perde il movimento dell’articolazione trapezio-metacarpale (beninteso, restano mobili le altre articolazioni del dito).

Si tratta di un intervento molto valido sul dolore e che è indicato nei pazienti che necessitano di un pollice forte e stabile. Le ossa vengono unite tra loro con vari mezzi metallici.

 

Radiografia di un intervento di fusione articolare con cambra metallica.

 

Dopo questi interventi è necessario un periodo di immobilizzazione di 4 o 5 settimane. In seguito è necessario un periodo di terapia riabilitativa piuttosto lungo: la riabilitazione, infatti, richiede spesso alcuni mesi.     

 


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